Il suono è la forza più potente e primordiale che abbiamo a disposizione. Per secoli i guaritori, con grande intuizione, hanno utilizzato l’effetto terapeutico del suono, e nelle tradizioni di tutti i popoli il suono, prodotto con gli strumenti più diversi, è stato considerato un mezzo potente per portare l’uomo in uno stato di benessere, di “allineamento”. Ad esempio, nelle culture native americane la musica ha avuto la funzione di unire le persone con rituali sacro-cerimoniali – di guarigione, riportando l’uomo all’unità con il tutto. In Occidente, la scuola pitagorica è stata la scuola filosofica in cui la musica ha assunto una rilevanza tutta speciale. Il concetto di armonia era centrale e il suo significato era innanzitutto metafisico.
L’armonia veniva concepita come “unificazione di contrari”.
Il pitagorico Filolao affermava:
“I rapporti tra i suoni musicali esprimono nel modo più tangibile la natura dell’armonia universale, perciò i rapporti tra i suoni possono essere assunti come modello della stessa natura universale”.
La musica diventava così un concetto astratto che non coincide con la musica come comunemente viene intesa. La musica poteva essere non solo quella prodotta dagli strumenti, ma a maggior ragione, lo studio teorico degli intervalli musicali, o anche l’ipotetica musica, peraltro inudibile!
I pitagorici attribuivano alla musica anche il potere di ristabilire l’armonia turbata del nostro animo.
Di qui nasce uno dei concetti chiave di tutta l’estetica musicale, e non solo, di tutta l’antichità occidentale, cioè il concetto di catarsi. “Purificazione” significava innanzitutto “medicina per l’anima”.
Il legame della musica con la medicina è antichissimo, e la credenza del potere magico-incantatorio risale a tempi anteriori a Pitagora; tale concetto si ritrova in altre aree culturali ed è sopravvissuto sino ai nostri tempi presso molte popolazioni. I pitagorici hanno avuto il merito di precisare tale concetto conferendogli una dimensione spiccatamente etica e pedagogica.
Per le tradizioni sapienziali orientali liberare la mente dai pensieri è di fondamentale importanza, perché le emozioni e gli stati d’animo che la occupano, ne usurpano l’energia. Generare uno stato di silenzio mentale e aprirsi all’ascolto della matrice cosmica è l’obbiettivo del Nada1 Yoga, la Vera Natura, si può auto-rivelare attraverso l’uso di questa tecnica. Il Nada Yoga è lo Yoga del Suono: la via dell’unione con il divino attraverso il ritrovamento del suono primordiale, la cui eco si ritrova in tutta la natura. In tutte queste millenarie filosofie, c’è una relazione tra suono e forma; una corrispondenza tra il macrocosmo e il microcosmo. Non si può parlare di suono senza parlare di forma. Qualsiasi cosa esista nel mondo fisico, astrale o causale, animata o inanimata, è fatta in forma e sostenuta in suono dalla vibrazione Divina. Secondo i Maestri Sufi, i mistici dell’ Islâm, la Creazione è la musica di Dio, infatti in tutte le tradizioni mistiche il suono gioca un ruolo vitale, come “ponte” tra il mondo fisico e quello astrale, l’inconscio e il conscio, la forma e ciò che è senza forma. Gli yogin, attraverso le tecniche respiratorie che si basano sulla lentezza e sulla profondità del respiro, escono dal tempo e controllano il suo scorrere: l’ inspirazione riassorbe, e l’espirazione genera. Il respiro dunque è importantissimo, perché è alla base della vita e del suono … Il “carattere” e la “qualità” della nostra voce influenzano direttamente gli eventi, in quanto la voce ha un potere formatore. Lavorare sulla voce , oltre che ad essere molto affascinante, ci permette di raggiungere gli obiettivi materiali/spirituali (due facce della medesima medaglia), che ci siamo prefissati. Nella Bagavad Gita si legge: “compi l’opera che ti è stata affidata poiché l’azione è infinitamente superiore alla non-azione”. Avere successo è riuscire a compiere l’azione. Il successo non è nel risultato dell’opera, ma nella forza di compierla; questo si legge sempre nella Bagavad Gita, con un verso che recita: “tu hai diritto all’azione, non ai frutti dell’azione”. l potere creativo della parola, è raccontato anche nei testi sacri di tutte le tradizioni spirituali occidentali e orientali.
I salmi 32-33 della Bibbia recitano: “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera”, mentre nel Rig Veda c’è scritto che “quando gli Dei pronunciano il nome delle cose, queste vengono create”. Ancora, dal Vangelo secondo Matteo: “In base alle tue parole sarai giustificato o condannato”. La voce ci segnala qual’ è la relazione tra noi stessi e il mondo. Infatti, la voce cambia a seconda dell’emozione che proviamo; della persona con cui interloquiamo (che non è una persona a caso, ma generalmente è la nostra proiezione del padre o della madre). La voce cambia anche a seconda del piacere che prova l’organismo, perchè il piacere organico influenza la voce, e viceversa; quindi lavorare sulla voce significa anche avere il potere di influenzare-aumentare il piacere organico. Il piacere organico è la sorgente del potere personale, ed è una meta raggiungibile ripulendo i sensi dal condizionamento.
Quindi il piacere è il motore del cambiamento: più c’è piacere nell’organismo , più c’è beatitudine nell’anima. Quando non c’è piacere si è trattenuti dall’agire, e non si può compiere l’opera. Qual è la percezione ordinaria del suono? Siamo sensibili al suono anche quando non ce ne rendiamo conto ed ascoltiamo non solo con le orecchie ma con tutto il corpo. A proposito, sono stati fatti vari studi ed esistono varie sperimentazioni che dimostrano come i suoni delle varie vocali e delle varie lettere dell’alfabeto vanno a toccare determinate parti del nostro corpo. Quest’analisi è stata fatta in particolare dalla psicofonia che ha illustrato una dettagliata cartografia sulla relazione fra le frequenze della scala musicale ed il corpo umano. A seconda del livello di consapevolezza della persona, il suono può far percepire a livello sottile una serie d’informazioni che vengono trasmesse da chi emette il suono. Così, se si è arrabbiati, si può emettere anche un suono piacevole, ma l’informazione che viene passata è un’informazione diversa.
Alfred Tomatis, un otorinolaringoiatra francese , all’incirca cinquant’anni fa fece una serie di scoperte sorprendenti per l’epoca, che lo portarono allo sviluppo del metodo Tomatis. La finalità di questo metodo era di rieducare il nostro ascolto migliorando così le capacità d’apprendimento e di comunicazione. I suoi studi hanno delineato il rapporto dell’organo dell’udito con la psiche, scoprendo che primariamente, esso è un sistema per produrre la ricarica corticale e favorire il potenziale elettrico del cervello. L’orecchio trasforma le stimolazioni che riceve in energia neuronica destinata ad alimentare il Sistema Nervoso. Secondo Tomatis, un buon orecchio ha la sua controparte in una voce di buona qualità e tonalità, e un problema di ascolto generalmente non è il risultato di una causa organica ma ha un’origine psicologica. In migliaia di casi studiati, il dr. Tomatis ha osservato che molti pazienti raccontavano di situazioni nei primi anni di vita in cui escludevano certi stimoli provenienti dall’ambiente, più particolarmente quelli del linguaggio parlato. Situazioni di trauma emotivo a volte accompagnate da un trauma fisico portavano all’esclusione delle informazioni come protezione.
Gli scienziati dei nostri giorni, hanno scoperto che le voci degli esseri umani, il suono delle maree, il canto degli uccelli e dei delfini sono in un certo senso la stessa cosa, cioè presentano la stessa forma d’onda. Rallentando le registrazioni di voci umane si ottengono suoni simili a quelli delle maree oceaniche, accelerando la registrazione della voce umana il suono diviene simile al canto dei delfini ed accelerando ancora si ottiene un suono che assomiglia molto al canto degli uccelli e via via che l’accelerazione aumenta il canto dei grilli. Anche le registrazioni dei suoni dello spazio, effettuate a bordo di navi spaziali mostrano una sostanziale somiglianza con il suono delle maree, ed il suono degli anelli di Urano sembra essere simile a quello delle ciotole tibetane. Ai giorni nostri, gli scienziati ritengono che l’eco dell’esplosione del Big Bang sia ancora oggi udibile con degli apparecchi sofisticati, e che tale primitiva vibrazione, è ancora udibile anche all’interno della nostra struttura psicofisica, a patto che l’intera struttura psicofisica sia acquietata ed in silenzio.
C’è un profondo assorbimento del suono nella carne e nelle ossa: nella visione yogica, i vari suoni della pioggia, della tromba, delle campane, delle conchiglie, e delle onde, sono i suoni interni dei sette centri energetici detti chakra. Ascoltiamo in proposito alcuni brani da una Upanishad: “Lo yogi, durante la pratica, ascolterà il suono celeste dall’orecchio destro; praticando la meditazione sulla relazione tra lo spazio e l’udito si percepisce la musica delle sfere (nota anche nella scuola pitagorica). Il sussurro del suono interiore assomiglia al suono delle onde dell’oceano, a quello della pioggia che cade, a quello dei ruscelli di montagna, agli echi delle campane e delle conchiglie marine.
Nell’Apocalisse di San Giovanni, capitolo primo, versetti 10-12, si legge: “Nel giorno del Signore lo Spirito s’impadronì di me e udii dietro di me una voce forte come una tromba. Mi voltai per vedere chi stava parlando con me, e vidi sette candelabri d’oro. La voce era simile al fragore di grandi acque. Egli teneva sette stelle nella mano destra”